Un punto in due partite, squadra malinconicamente penultima in classifica, in quello che doveva essere l’anno del rilancio, del riscatto e della vittoria. L’anno scorso si è ripetuto, per tutta la stagione, come un mantra, il copione secondo cui la squadra sarebbe partita ad handicap con le due sconfitte nelle prime due giornate ad opera di Rastelli. Partire con sei punto di distacco dalla prima è sicuramente una bella montagna da scalare, ma attribuire solo a quei sei punti la mancata vittoria del campionato mi è sempre suonata come una scusante, perché c’è stato poi tutto il campionato per poter recuperare, e di occasioni sprecate ce ne sono state. Ora la storia si ripete, non sono -6 ma -5 dalla coppia Picerno-Audace Cerignola, ma c’è ancora tutto il tempo per recuperare, come c’era lo scorso anno.
Lì si decise di esonerare subito Rastelli, probabilmente più per difetti nel gioco e nella costruzione che per i risultati in sé: cosa si deciderà ora con Pazienza? Probabilmente il punto strappato al Giugliano grazie al guizzo di Sounas salva temporaneamente la panchina del tecnico di San Severo, ma non è il -5 o il -6 a fare la differenza. Quello che va analizzato è l’atteggiamento della squadra: remissivo contro il Picerno, sicuramente più intraprendente contro il Giugliano ma ancora priva di un’identità di gioco. Questa sera la squadra ha provato maggiormente a mettere in difficoltà gli avversari, ha colpito una traversa con Sounas, ha trovato un paio di affondi con Russo che poi ha sbagliato l’ultimo passaggio, ha tentato la conclusione con i vari Gori, Redan, Vano, ma trovando sulla propria strada sempre una squadra chiusa che non ha lasciato varchi, se non in occasione dell’1-1, quando quantomeno c'è stata una reazione al gol subito.
Di contro l’Avellino ha ballato di brutto di fronte alle ripartenze veloci del Giugliano, apparendo, come a Picerno, sbilanciata e mal posizionata: si vedano le occasioni sbagliate da Njambe e Padula nel primo tempo, e la caduta di Frascatore in occasione dell’1-0. Anche Pazienza lo ha detto nel post partita: il problema non è il modulo (passato nel momento del bisogno anche a 3 attaccanti oggi e 4 a Picerno) ma la facilità con cui gli avversari trovano la rete. E la troppa imprecisione, aggiungiamo noi, in zona gol e nell’ultimo passaggio. E’ stato questo a far scattare la contestazione, giusta, alla curva a fine partita.
Sicuramente la proprietà ragionerà durante la notte su questa situazione e sulla scelta più giusta da fare in riferimento alla posizione dell’allenatore: ma dopo aver passato un’estate a costruire la squadra insieme a lui, aver lavorato tutta l’estate con le idee di un tecnico (che però purtroppo finora in campo non si sono viste molto), ripartire nuovamente dopo due giornate con un altro allenatore saprebbe nuovamente di sconfitta. E di bocciatura di scelte fatte solo pochi mesi fa: dalla riconferma dell’allenatore alla costruzione della squadra secondo i suoi dettami.
Forse la scelta più saggia sarebbe quella di non farsi prendere dalla frenesia come successo con Rastelli, e dare alla squadra il tempo di metabolizzare i dettami dell’allenatore ed esprimersi come lui vorrebbe, ripartendo magari da qualche passo in avanti visto contro il Giugliano rispetto a Picerno. Magari rimandare alla gara interno contro l’Audace Cerignola la sentenza: se si dice che tre indizi fanno una prova, tanto vale attendere il giudizio definitivo del campo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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