"Chi ben comincia, è a metà dell'opera" recita un vecchio motto. Magari proprio a metà no, ma l'Avellino ha esordito come tutti speravano nella sua nuova avventura in serie D, ricominciando ufficialmente da qui la sua risalita al calcio professionistico, la seconda in nove anni. Una domenica che d'un tratto ha scacciato via tutti i dubbi, le perplessità, le cervellotiche supposizioni cui ci ha costretto un'estate passata tra tribunali e libri di legge per capire quante possibilità potesse avere l'Avellino per sperare ancora nella riammissione in B. Sì ma quale Avellino? Quello dell' "innominato" Taccone o quello di De Cesare? Quale squadra rappresenterebbe la città, perché si è affacciato nella mente dei tifosi anche questo inquietante interrogativo. In una città che vive di calcio e dell'attaccamento alla maglia che la rappresenta, a fungere da spartiacque sarebbe stato probabilmente il "logo", vero rappresentante e collante della passione dei tifosi biancoverdi.

E quindi l'ultimo weekend ha di fatto risolto tutti i dubbi: Avellino di Taccone fuori da ogni campionato e di conseguenza accordo tra l'Avellino SSD e l'Associazione "...Per la Storia" per il ritorno sulle maglie del tanto caro logo, che ha permesso all'Avellino di esordire a Ladispoli già con lo storico simbolo sul petto. Eccolo là il nostro Avellino, la squadra della nostra città, quella per cui tifare, senza piu' alcun dubbio. Il ritorno, finalmente, al calcio giocato, anche se sui campetti della serie D, ha sgombrato la mente di tutti i veleni e le angosce della scorsa estate, e riportato l'attenzione sui binari del calcio giocato. Che sia un campionato dilettantistico poco importa per ora: meglio ripulirsi delle tante tossine accumulate in questi anni (come dimenticare i vari processi, Money Gate, i debiti, le bugie...) e ripartire dal basso, disputando magari dei campionati da protagonisti e tornare a gioire ogni domenica. Come è già successo a Ladispoli. Come dovrà continuare a essere perché, come ha detto Graziani, si è vinta solo una partita, contro una squadra neopromossa, ma guai ad abbassare la guardia.

La squadra, costruita in fretta e furia e a tempo record, anche perché ad agosto tutte le altre squadre erano già pronte e gli under già accasati, dopo qualche perplessità iniziale ora comincia a convincere. Gerbaudo appare già un lusso per la categoria, Ciotola e Sforzini possono dare la giusta esperienza alla squadra, Mentana, De Vena e Ventre possono garantire un buon numero di gol, Tompte ha fatto vedere le sua qualità. E poi la buona prova della difesa, l'autorità del capitano, il gran gol di Buono... tante note positive per una stagione iniziata col piede giusto. Lasciamoci alle spalle il passato, la costruzione del futuro è appena iniziata.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 settembre 2018 alle 13:08
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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