L'Heraclea, squadra di Candela, in provincia di Foggia, ha vinto il campionato di Eccellenza, volando per la prima volta nella storia in Serie D. Un traguardo meraviglioso per una squadra con sede in un piccolo centro, di quasi 3.000 anime, al confine con l'Irpinia.
Ne abbiamo parlato con il dirigente osservatore dell'Heraclea, Nicola Gervasio, che ha raccontato tanti segreti, aneddoti, il ruolo dello scouting e ha parlato del suo amore per l'Avellino e la promozione in Serie B dei lupi.
- Nicola Gervasio, sei dirigente osservatore dell'Heraclea, che una gran bella realtà del calcio pugliese, ma che si è affacciata anche al calcio campano e irpino negli anni scorsi, avendo fatto dei gironi della provincia di Avellino. L'Heraclea quest'anno ha raccolto un grandissimo risultato vincendo il campionato di Eccellenza e volando in Serie D. Nicola, raccontaci queste prime emozioni di questa cavalcata che vi ha portato in serie D...
"E' un'emozione indescrivibile perché comunque facendolo qui in un paese così piccolo, Candela, di appena 2700 abitanti è qualcosa di straordinario, e poi capisci che la terza promozione consecutiva, perchè veniamo dalla vittoria della prima categoria, dalla Promozione e quest'anno dell'Eccellenza e questo credo sia un risultato che non si verifica spesso nel tempo a meno che non sei organizzato come società, come struttura e quant'altro. Quindi faccio i complimenti al club, alla società, per quanto costruito".
Abbiamo detto, tu sei dirigente osservatore dell'Heraclea, qual è stato il tuo ruolo non solo quest'anno, ma anche negli anni scorsi e diciamo più in maniera generica in cosa consiste la tua figura all'interno di un club?
"In maniera generica l'osservatore verifica magari se c'è un nuovo talento da segnalare alla società, si è in giro sui campi ad osservare partite, come poi succede spesso. La mia figura è stata quella di un dirigente, dove comunque ho svolto in maniera specifica, inizialmente anche l'anno scorso sui campi a vedere partite e a segnalare se poi c'era un giocatore interessante; ecco questo in linea di massima il mio compito. L'osservatore, inoltre, può svolgere diverse funzioni, anche come quella di andare a seguire gli avversari di turno, studiando eventuali punti deboli e punti forti. Oppure collaborare con il direttore sportivo nella fase di mercato e quindi segnalare profili di eventuali ruoli specifici nella fase di calciomercato. Come detto, principalmente, però, si osservano calciatori, in particolare giovani. Una volta individuato un potenziale talento, che fa al caso del club, passa diverse fasi prima di essere ingaggiato. Una volta segnalato un profilo, magari va il direttore sportivo stesso a vedere qualche partita del ragazzo individuato per capire se effettivamente fa al caso del club. E poi si decide se ingaggiarlo o meno, perché non è detto che una volta che viene segnalato un calciatore, questo viene per forza preso".
Nicola, ecco, mi fornisci un assist, per chiarire la vicenda che in questi giorni ha fatto scalpore, con il servizio de Le Iene, ovvero che si paga per giocare ed entrare nel mondo del calcio. Possiamo far capire a chi ci segue, che lo scouting non è quello che abbiamo visto in quel servizio, non dappertutto si paga per giocare, che il vero calcio è altro e va soprattutto per merito?
"Non conosco precisamente la vicenda com'è andata però nello specifico questa è una triste realtà e fa male quando poi accadono queste cose, perché io la colpa ti devo dire la verità, la do sempre ai genitori. I genitori fanno di tutto per far arrivare i propri figli, anche fargli fare qualche minuto in squadre, magari, in categorie che non ti competono. Arrivando anche a pagare. Perché se tu genitore, vedi che tuo figlio comunque nel calcio può solo divertirsi, è inutile magari pagare cifre assurde pur di poter inserire un ragazzo in una squadra. Perché parliamo di 30.000 euro, e successivamente 20.000 alla società come ho capito, ed era anche il minimo. Allora io dico che sono i genitori che devono calarsi nella realtà, devono capire l'effettiva potenzialità e indirizzare il figlio in altri ambiti lavorativi e magari il calcio usarlo solo per farlo divertire sotto casa con gli amici. Ma ci tengo a dire una cosa, tutto questo non accade ovunque, non in tutte le società trovi il furbo della situazione che vuole approfittarne però ovviamente ci può essere. E poi, questa cosa, nei dilettanti si vede meno, accade più in categorie professionistiche, perchè un genitore prova anche a fare uno sforzo economico nel portare il proprio figlio e vederlo inserito in club professionistici ed entrare nel giro. Ovviamente è una cosa che va controllata, ben vengano queste verifiche, questi controlli e spero che non se ne parli più insomma, perchè il vero calcio è altro".
Tornando alla tua Heraclea, voi avete la sede a Candela. Da dove deriva il nome Heraclea? Ce lo spieghi?
"Heraclea nasce dalla via Erculea, che sarebbe una antica strada romana, che collegava il Sannio alla Lucania. Una strada costruita ai tempi dell'Antica Roma. E siccome noi siamo sul territorio dove poi questa strada passa più o meno, da qui è nato questo nome Heraclea. Che sinceramente è molto carino e sta entrando sempre di più nelle orecchie delle persone. Ed unisce tanti paesi limitrofi. Questa è una squadra che nasce per il territorio, comprende paesi come Sant'Agata, Rocchetta, Candela ovviamente che è la sede principale, ma anche altri paesi che ci circondano, come Bovino, anche Lacedonia in Irpinia. Quindi è una squadra territoriale. Perchè quando fai qualcosa in un paese così piccolo, hai bisogno anche di manforte dai paesi che ti circondano, perchè capite, 2.700 abitanti, sono pochi. E per far capire il bacino di utenza, nell'ultima partita, contro Santa Maria la Carità, al campo eravamo 1.800, quasi 2.000 e quindi questo fa capire tanto. E' impossibile sostenersi da soli come paese, ed è bello che gli amici dei paesi vicini vengono a vederci, perchè poi ti ritrovi con tanti amici che magari non vedi spesso".
Ora siete pronti a cimentarvi con la Serie A del dilettantismo, ovvero la Serie D. Una categoria diversa rispetto a quella che avete vissuto in passato. Che ambizioni ha l'Heraclea? Come si struttura il club?
"La Serie D è una categoria nuova, molto difficile. L'Heraclea è una squadra che deve strutturarsi, mettere le basi e rinforzarsi. Il club è strutturato in maniera importante, i nostri presidenti, Gennaro Casillo e De Vitto, sia Giuseppe che il papà Antonio, sono molto bravi, sono imprenditori di alto livello e portano quel loro modus operandi anche nel calcio e sanno bene che una squadra va strutturata per poi mantenersi a lungo nel tempo. Per la Serie D partiamo a fari spenti, come si dice, vogliamo fare un campionato tranquillo, ottenere una salvezza senza patemi, senza soffrire fino alla fine. Ma conoscendo i nostri presidenti, che sono molto ambiziosi, dico poi che l'appetito vien mangiando e quindi strada facendo si vedrà. Ora è ancora presto per fare nomi e altro, perchè bisogna sedersi e programmare il tutto, ma già posso dire che l'Heraclea non sarà la vittima della Serie D, anzi, posso dire che faremo un campionato importante e che l'appetito vien mangiando".
Nicola, possiamo dire che è stato un inizio di primavera perfetta per te, perché tu sei tifoso dell'Avellino, quindi doppia promozione per te, in B con i lupi e in Serie D con la tua Heraclea. Raccontaci come hai vissuto l'emozione della promozione in B dell'Avellino e come nasce il tuo tifo per i lupi, ci racconti di nuovo questa tua storia (qui per leggere la precedente intervista)
"Partiamo col dire che io sono nato a Foggia, vivo a Candela, in provincia di Foggia. Ma mio padre è nato a Bisaccia, in Irpinia, e mi ha trasmesso questa passione infinita per i lupi. Io dico sempre che non c'è nessuno più tifoso di me, poi ovviamente ce ne sono a migliaia, ma vabbè. Hai detto bene, doppia festa, come dici tu. E ci sono delle similitudini con i due club. Abbiamo vinto entrambe cambiando in corsa l'allenatore. Ad Avellino sappiamo tutti come è andata con Pazienza, Perinetti esonerati a settembre e l'arrivo di Biancolino che ha cambiato le sorti dei lupi. Avevamo fatto solo 3 punti nelle prime 5 gare, è stato un rincorrere per tutta la stagione, e dovevi solo vincere, per tentare di raggiungere il Cerignola. E' stato molto difficile, ci sono volute 11 vittorie consecutive, fino alla fine, ma l'Avellino ha dimostrato di essere la più forte. Vincendo con merito. Qui in Puglia si è ancora rammaricati per la vicenda dei due punti, per il caos Taranto e Turris e ancora danno la colpa a quello che ha aiutato l'Avellino a vincere il campionato. Ma la differenza poi è stata di 8 punti, alla fine, quindi si parla del nulla. Il Cerignola è un'ottima squadra ma poi non ha retto il ritmo e la pressione dell'Avellino, che vincendole tutte fino alla fine, ha creato una pressione enorme e il Cerignola non ha retto".
Parlavi di similitudini con l'Heraclea?
"Sì, noi siamo partiti con Sergio Di Corcia come allenatore, siamo usciti dalla Coppa. Poi c'è stato l'esonero e l'avvento di Carmine Turco, che ci ha portato fino ad un certo punto. Poi il calcio è così, quando i calciatori non ti danno quel qualcosa, non si entra in sintonia, capisci che devi dare una sterzata. Allora è arrivato mister Farina, un mister importante per la categoria, con il suo vice Fusco, che hanno dato un qualcosa di importante. Anche dal punto di vista atletico, con la preparazione del prof. Menga, che ha permesso alla squadra di volare letteralmente nella fase finale del campionato. C'è stata quindi questa svolta, considera che quindi in 16 partite fatte da Farina, ha fatto 14 vittorie e 2 pareggi. Un ruolino di marcia impressionante. Un ruolino alla Biancolino. Anche se devo dirti la verità, noi ci abbiamo sempre creduto. Perchè anche all'andata abbiamo battuto la Battipagliese (la candidata principale alla promozione), vincendo 2-0 in 10 uomini per gran parte del match nel girone di andata. E al ritorno, nello scontro diretto decisivo, abbiamo vinto a Battipaglia 4-0. La sensazione in campo era di essere nettamente più forti degli avversarsi. Ma come vedi, se non fai la bellezza di 14 vittorie e 2 pareggi, la bellezza di 44 punti, non riesci a vincere. E' stato veramente bravo mister Farina, con tutto il suo staff, che ringrazio ovviamente, e questa è un po' la storia di quello che è accaduto quest'anno. Poi ci tengo a salutare con affetto e a malincuore, il giocatore simbolo dell'Heraclea, Antonio Compierchio, attaccante, che ha detto addio al calcio dopo l'ultima partita. Lui ha scritto pagine importanti dell'Heraclea, vari infortuni, varie situazioni hanno portato a questa decisioni, vestirà altre vesti per il club, sicuramente avrà un ruolo importante, a partire dal prossimo campionato. Quindi gli faccio un grosso in bocca al lupo per il nuovo ruolo e gli auguri per un futuro roseo. Lui ha vinto tutto con l'Heraclea, ha esordito anche in Serie C nel Foggia, ha giocato in tante realtà. Ha deciso di tornare a Candela, sposando questo progetto per la sua città, insieme all'altro candelese, Rocco Tucci, il portiere, è un giocatore importante che ha deciso di scendere di qualche categoria, per giocare nella propria città. Perchè quando si difendono i colori del cuore, del proprio paese, c'è poco da fare. Rocco Tucci è un portiere formidabile, credo il più forte per l'Eccellenza e certamente sarà anche il nostro baluardo anche in Serie D e ci ritroviamo anche un piccolo tesoretto per il prossimo anno".
Mi hai fornito un assist. Tu hai vinto da candelese, nella tua città. Cosa si prova a vincere con i colori del cuore, un po' come hanno fatto ad Avellino i vari Biancolino, Riccio, Visconti?
"E' una emozione indescrivibile come dicevo prima, si prova una emozione che la notte prima della partita non ti fa dormire. E' una cosa bella, ti dà una adrenalina pazzesca, lo senti proprio dentro. Non c'è nemmeno bisogno di spiegarlo. Perchè quando tu ami qualcosa, vinci per qualcosa, senti il fuoco dentro e te ne accorgi da quello che è il tuo posto, la tua gente. E' tutto da pelle d'oca".
Nicola, parliamo di questo Avellino, ora è Serie B, si torna dopo 7 anni da quella esclusione tra i cadetti. Cosa ti aspetti ora? Dove l'Avellino dovrebbe rinforzarsi in vista della B"?
"La Serie B è un'altra categoria. Lo abbiamo visto con la Sampdoria, ma anche le varie Salernitana o Frosinone. Se non ti attrezzi adeguatamente, non entri nella mentalità giusta, ne paghi dazio per tutto l'anno e poi recuperare il gap è durissimo. Per me la Serie B è un campionato importantissimo, è un campionato che rispecchia quelle che sono le aspettative dell'Avellino e degli avellinesi. Perchè poi, diciamo le cose come stanno. Puntare alla Serie A è un sogno, ma la B è la giusta realtà per Avellino. Poi conoscendo le ambizioni del presidente e della piazza, sono sicuro che ci proverà a raggiungere anche la massima serie, lo ha dimostrato con i fatti, investendo tanti soldi in questi anni. Ora c'è bisogno di strutturarsi, fare un campionato di assestamento in Serie B, mettere le basi, inserire poco alla volta delle pedine e poi provare un qualcosa di ambizioso. Ci sono dei regolamenti in Serie B che vanno rispettati, come i 18 giocatori over, e quindi bisogna fare una serie di cessioni, anche dolorose. Inserire degli under, i giocatori bandiera e su questo caso, credo che Pane farà al caso nostro e credo che potrà ritornare e spero che ritorni nella batteria dei portieri. E poi devi essere bravo a prendere giocatori Under, e qui ecco il ruolo dello scouting e del direttore sportivo. In rosa ci sono Palumbo, Todisco, i vari Mutanda, Arzillo, Campanile e un attaccante che a me piace tanto, come Fusco, un ragazzo della Primavera da prendere in considerazione per l'Avellino che sarà. Sono sicuro che la dirigenza sa cosa fare, credo che qualche puntellata in difesa, centrocampo e attacco, vada fatta. Perchè ti vai a cimentare con gente che magari scende dalla Serie A. Per esempio, quest'anno al Sassuolo c'erano calciatori come Berardi e Laurienté e se tu non hai calciatori ben strutturati per la categoria, fai enormemente fatica contro questa gente qui".
Nicola, visto il tuo ruolo, hai mandato qualche curriculum in categoria superiore? Magari anche all'Avellino, il club che ami?
"No, nessun curriculum, da libero professionista ho collaborato con tanti procuratori e direttori sportivi, valutando un calciatore e segnalandolo. Ho amicizie anche importanti, anche a livello di Udinese, Serie A ecc. Ma a me piace questo. E' una passione e lo faccio con tanto tanto piacere qui a casa mia a Candela. Molti in passato mi avevano proposto di fare questo passo, anche in categorie importanti. Ma ho sempre declinato, dicendo, io ti aiuto, ma senza impegno. Perché poi ho un lavoro e ho bisogno di stare qui in zona. Ma parliamo di amicizie importanti. Le porte sono sempre aperte a livello di amicizie. Ma non ho mandato curriculum, ci tengo all'Heraclea e ci divertiamo qui".
Ci può essere un eventuale incontro con l'Avellino, perché no, per una amichevole in estate ed eventualmente in fase di mercato per far giocare qualche giovane?
"Guarda noi abbiamo un ottimo direttore sportivo, Nicola Amoriello, che è molto capace sul territorio, molto bravo ed esperto e ha rapporti diretti con tante società. E' normale, come diceva anche la figura del dg, Roberto Storelli, che bisogna allacciare rapporti con grandi club come l'Avellino. In particolare per i giovani e qui ti rispondo alla domanda sul mercato. Sapete che in Serie D c'è la regola degli Under in campo, con sempre 3 giovani in campo, in passato erano addirittura 4. Quindi sì, allacciare rapporti sarebbe fondamentale perchè bisogna giocare con 3 Under, il 2005, il 2006 e 2007. Il 2007 è difficile trovarlo e bisogna scovare in qualche Primavera di categorie superiori e perchè no, anche ad Avellino, con il club che magari vuole valutarlo e gli fa fare un anno di prova in Serie D, per farlo crescere e per valutarlo. Questa è un po' la dinamica come dovrebbe funzionare. Poi, per quanto riguarda l'amichevole se ne può parlare, poi bisogna capire eventualmente anche la sede del ritiro. Leggevo, proprio da voi, che c'è la doppia ipotesi, o a San Gregorio Magno o in Umbria, a Cascia. Sicuramente potrebbe nascere qualcosa, vedremo. Soprattutto se si farà a San Gregorio Magno. Ma credo che non ci saranno problemi eventualmente".
Nicola un saluto finale.
"Innanzi tutto ti ringrazio, è sempre un piacere, ci siamo anche visti al Partenio i mesi scorsi ed è sempre un piacere condividere questa passione per l'Avellino. Ne approfitto per salutare un po' tutta la dirigenza dell'Heraclea, perchè ognuno ha contribuito a questa vittoria finale, sia chi era già in società che chi è subentrato successivamente. Tutti pronti a sacrificarsi per l'Heraclea. La maggior parte è del posto e quindi lottano e sentono ancora di più il peso della maglia. Ne approfitto per salutare tutti, l'addetto stampa, bravissimo, Giuseppe Capano, molto bravo, affiancato anche dall'ottimo Giovanni Vivolo. Che salutiamo. Loro curano tutto l'aspetto delle pagine, delle grafiche e altro. Il segretario Gaetano Danza, tutti gli amici dirigenti che ringrazio e saluto. Il vice presidente Bruno Morrongiello, che si adopera affinchè tutto vada alla perfezione. Saluto e ringrazio i magazzinieri Francesco e Rocco, che sono l'anima dell'Heraclea. E ci tengo a a salutare tre ragazze che aiutano molto nell'organizzazione, Erika, Serena e Francesca, la nostra fotografa, che saluto. Oltre ai nostri tre presidenti che ho citato prima, che sono il fulcro del progetto".
Nicola ti saluto, ti ringrazio, complimenti da parte della nostra redazione per la promozione e a presto.
"Grazie a voi, sono certo che i complimenti vengono dal cuore, sono contento di quello che abbiamo fatto. Grazie da parte di tutta la società e del club con le persone che abbiamo citato prima. E forza Heraclea e forza Lupi".
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