L'Avellino ci mette cuore e grinta, ma purtroppo si salva ben poco al 'Torre' di Pagani, al di là del risultato, comunque positivo. Perché, fino al pari su punizione di Aloi, finito in rete grazie anche a una deviazione della barriera, si è vista una squadra ancora una volta in difficoltà, arruffona, ingenua, a tratti spaesata. E questo non può essere accantonato in nome di un pareggio che salva la squadra dalla seconda sconfitta consecutiva. Né possiamo guardare solo gli ultimi 20 minuti, in cui l'Avellino ha finalmente ricominciato a girare e ha obiettivamente giocato meglio della Paganese, forse tramortita dal gol del pari. Nell'economia totale dei 90 minuti è stato un Avellino insufficiente. Un Avellino capace di produrre una sola azione da rete nel primo tempo, salvata sulla linea, ma poco prima era stata la Paganese a vedersi respingere sulla linea un gol che sembrava già fatto. Un Avellino che per la terza gara consecutiva non riesce a terminare in undici, che per la terza volta consecutiva commette un'ingenuità in difesa, stavolta con Luigi Silvestri, che oltre al rosso costa anche il rigore e il vantaggio avversario.
Eppure nella ripresa l'Avellino ha l'occasione dopo un quarto d'ora di rimetterla in equilibrio con Santaniello, che calcia il rigore furbescamente guadagnato da Bernardotto, ancora una volta una spanna sopra tutti gli altri, ma spara fuori. Sembrava l'epilogo di una partita stregata, un Avellino troppo brutto per essere vero, svagato e impreciso, incapace di indovinare più di un paio di passaggi di fila o di tenere bada alle sfuriate azzurrostellate. Il gol di Aloi, a sorpresa, ha di fatto spaccato la partita. Perché l'Avellino, seppur in dieci, ha cominciato a giocare meglio degli avversari, sfiorando a più riprese anche il gol vittoria, che forse avrebbe anche meritato per quanto prodotto negli ultimi 20 minuti: molto più di tutti i 70 precedenti. Mentre la Paganese (rimasta poi anch'essa in dieci ma ormai al 92') si è limitata a difendere anche con qualche affanno di troppo.
Dov'è finita quella squadra apparsa compatta e quadrata nelle prime giornate? Dov'è finita quella sicurezza sfoggiata fino alla partita con la Turris? Quella partita, fin qui a fare da spartiacque tra un Avellino 1.0 e un Avellino 2.0, deve aver minato qualche certezza all'interno del gruppo che, al netto di infortuni ed assenze per Covid, ha perso un po' della caparbietà che Braglia gli aveva saputo trasmettere fino ad allora. Quantomeno oggi, dopo il gol di Aloi, ha ritrovato la grinta che l'allenatore predica dalla panchina per 90 minuti, in ogni partita. Ma deve ritrovare anche equilibrio e compattezza in mezzo al campo. Per la seconda volta consecutiva l'Avellino ha dovuto giocare buona parte della partita con il 4-2-3, e giocare solo con lanci lunghi a saltare il centrocampo non porta troppo lontano. Capiamo la volontà del tecnico di non privarsi dei suoi terminali offensivi per cercare il gol, ma giocare senza centrocampo è come consegnare le chiavi del gioco all'avversario, vedi la partita con il Catanzaro. E' andata meglio oggi, grazie appunto allo spunto di Aloi (su punizione conquistata dall'onnipresente Bernardotto), e infatti dopo Braglia si è cautelato con l'ingresso di un centrocampista al posto di una punta.
Ma se l'Avellino vuol riprendere la marcia di inizio stagione, se vuol tornare a convincere gli addetti ai lavori e candidarsi a un posto importante (perché nella griglia ci entrerà) dei playoff, deve svoltare e tornare l'Avellino 1.0 di cui parlavamo prima. Intanto accontentiamoci di aver limitato i danni, rimediato agli errori di Silvestri prima e Santaniello poi, e mantenuto l'imbattibilità esterna. Sabato si rigioca, non c'è tempo per piangere troppo sul latte versato.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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