Da dove vogliamo cominciare il commento della vittoria di Terni? Da dove avevamo interrotto quello del pari contro il Bari. Avevamo parlato di un Avellino che subito aveva incarnato lo spirito del suo nuovo allenatore, aggressivo e combattivo, ma che questo atteggiamento avrebbe dovuto trovare continuità. Eccolo servito: l'Avellino visto a Terni è stata l'emblema del cinismo. Al cospetto di una squadra più forte ha naturalmente sofferto in campo, ma non si è disintegrato lentamente col passare dei minuti, come per esempio è successo a Cava, ma ha lottato, ha stretto i denti, ha trovato il gol sull'unico tiro in porta e lo ha difeso con le unghie e con i denti fino alla fine. Ecco quello che deve fare questa squadra: sopperire alle mancanze tecniche con la grinta e la fisicità. Quello che serve in serie C. Quello che un po' si era perso nelle ultime giornate.
Perché se nelle prime giornate l'Avellino aveva già stupito passando il turno di coppa e conquistando tre vittorie consecutive dopo la debacle col Catania, si era poi lentamente ridimensionato, fino a diventare una squadra troppa brutta e remissiva per poter pensare di proseguire così il campionato. Giusto cambiare, e Capuano ha dato quell'iniezione di fiducia e grinta che era venuta a mancare nelle ultime giornate. Ma siamo solo alla seconda gara di Capuano, e la cautela auspicata nel pari col Bari va a maggior ragione messa in campo dopo aver espugnato un campo ostico come il “Liberati” di Terni. Evidentemente se questa squadra aveva conquistato 9 punti nelle prime 4 giornate non era poi da buttare, così come non era da retrocessione nelle successive giornate. Non può essere neanche una squadra altalenante, sicuramente è ancora alla ricerca della propria identità ma l'impressione è che, recuperato carattere e fiducia, potrà condurre un cammino più lineare.
Passando al piano tecnico, infatti, le lacune continuano a presentarsi: oggi la differenza l'ha fatta la difesa, con un Zullo monumentale, ma l'attacco (Charpentier a parte) appare ancora troppo spuntato. Nel secondo tempo l'Avellino si è limitato a chiudersi e difendersi, lasciando alla Ternana l'iniziativa, incassando botte come un pugile chiuso nell'angolo, ma ha difeso il punteggio fino alla fine. Caso vuole che l'avvento di Capuano sia coinciso con il periodo più difficile del campionato: Bari, Ternana e ora Reggina. Ma l'altra faccia della medaglia restituisce un Avellino che al cospetto delle grandi non si scioglie, ma anzi lotta e fa anche punti. E' vero che determinate partite, come si suol dire, si caricano da sole, ma sicuramente questi risultati hanno restituito fiducia a dei calciatori demoralizzati, e domenica potrebbe arrivare un'ulteriore iniezione di fiducia, poiché al Partenio arriva la capolista Reggina del bomber Denis. Una sfida che, si spera, riporti anche grande entusiasmo al Partenio, un entusiasmo che ci auspichiamo sia anche positivo.
Perché l'ultimo pensiero vogliamo dedicarlo a mister Capuano, un personaggio che sicuramente non è ben voluto in vittà per il suo trascorso e per il suo modo di essere, ma che merita rispetto e fiducia per quello che sta facendo per l'Avellino. Magari non sarà amato, ma pensiamo sia sincero quando dice che allenare l'Avellino era il suo sogno e che sta dando anima e corpo per questa squadra. Non a caso ogni sua dichiarazione è rivolta al pubblico, per cercare di recuperare un rapporto che può solo fare il bene di tutto l'ambiente, perché le polemiche e le contestazioni, se non sono supportate da motivazioni concrete, sono sempre deleterie. E' il momento di compattarsi, mettere da parte antipatie personali e supportare quello che, volendo o nolendo, è l'allenatore dei Lupi e che finora ha risollevato la posizione in classifica. Lasciamolo lavorare e giudichiamolo per i risultati in campo, quello che conta veramente. Che di motivi di preoccupazione e contestazione (si veda la situazione societaria) ce ne sono fin troppi...
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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