Walter Taccone è uscito definitivamente sconfitto dalla battaglia contro la Serie B perduta il 7 agosto dell’anno scorso. Quel giorno si consumò il dramma di un’intera provincia, costretta a ripartire dall'Inferno della Serie D, nove anni dopo il fallimento dell’Avellino dei fratelli Pugliese.

Ieri, come oggi, a dare il colpo di grazia alle speranze del presidente dell’U.S. Avellino 1912, è stato il Tar del Lazio. Ad agosto, il tribunale amministrativo regionale respinse il ricorso contro la sospensiva sul provvedimento del Collegio di Garanzia del Coni che, il 31 luglio, confermò la decisione della Figc ed estromise la società biancoverde dal campionato di Serie B, a causa di una fideiussione – la Onix Asigurari – ritenuta non valida all'atto dell'iscrizione al campionato.

Un errore grave, sicuramente meno rispetto rispetto agli spettacoli indegni visti in Serie B (caso Palermo) e in Lega Pro (casi Matera, Pro Piacenza e Lucchese), ma comunque decisivo a distruggere quanto costruito in nove anni.

Lo scorso 30 aprile, Taccone era tornato davanti al Tar del Lazio con un pool di avvocati composto da Lentini, Chiacchio, Rocco, Vigilante e la Morescanti, quest’ultima impegnata anche nel processo Calciopoli. Si era entrato nel merito, con la sentenza attesa entro 45 giorni (sarebbero terminati venerdì). Taccone aveva impugnato la sentenza del Coni, chiedendo la Serie B.

Per alcuni giorni si sono avvicendate voci e sensazioni positive (per Taccone). Secondo indiscrezioni il Tar del Lazio aveva accolto la richiesta del patron, impegnato a ricostruire da zero il parco giocatori e l’intero staff tecnico-dirigenziale. Il tutto mentre sui social si sprecavano commenti e considerazioni da parte di una grossa fetta della tifoseria biancoverde.

Il “rischio”, neppure così infondato, era di ritrovarsi con due Avellino nei professionisti, anche se l’ipotetica sentenza positiva del Tar del Lazio non avrebbe comunque spalancato le porte della cadetteria per direttissima a Taccone.

Un’eventualità, quella dei due Avellino, accolta quasi con indifferenza dalla stragrande maggioranza della tifoseria, a testimoniare la scelta esercitata da buona parte del popolo irpino, convinta di essere rappresentata da una sola società di calcio, quella di Gianandrea De Cesare, capace di restituire passione e dignità perdute la scorsa estate con una rimonta da brividi conclusa con la promozione in Serie C e la vittoria dello Scudetto di Serie D.

La potenziale spaccatura tra seguaci di una società o dell’altra avrebbe visto prevalere – almeno stando ai post sui gruppi di Facebook – la SSD, prossima ad appropriarsi della denominazione storica “Uesse” consegnata dall’Associazione di Mario Dell’Anno. 

In pochi, pochissimi, avrebbero confermato la fiducia in Taccone e in quell’Avellino che si era salvato sul campo a Terni e che aveva perso tutto nelle aule dei tribunali.

La sentenza del Tar del Lazio ha regalato alla città intera una sola società di calcio (più il San Tommaso che sarà impegnato nel primo storico campionato di Serie D della sua storia), cancellando definitivamente il rischio di una “guerra civile sportiva” alla conquista di stadio, logo, denominazione e consensi.

Meglio, molto meglio, così. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 10 giugno 2019 alle 14:03
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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