L'Avellino torna con i piedi per terra. Dopo essersi illusi un po' tutti, in seguito all'inattesa vittoria in coppa contro il Bari e il pari di Pagani, i biancoverdi sbattono dolorosamente contro il muro della realtà alla prima di campionato. Sei a tre in casa contro il Catania è un risultato troppo duro per essere archiviato come un semplice incidente di percorso. D'altronde Ignoffo è da settimane che getta acqua sul fuoco parlando di un cantiere aperto, di una squadra non pronta, di ritardi rispetto alle altre. L'impresa sportiva contro il Bari aveva illuso come si diceva un po' tutti che questa squadra fosse già pronta, ma le imprese sono tali proprio perché non replicabili e la partita di oggi ha restituito un Avellino che ha ancora bisogno di lavorare, e tanto, per mettersi al passo.
Certo, come non bisognava esaltarsi dopo il passaggio del turno in coppa non bisogna deprimersi troppo ora, ma la squadra messa alle corde dagli etnei per buona parte della gara non può sicuramente lasciare soddisfatto nessuno. E non ingannino i tre gol comunque segnati: sul 6-1 come spesso capita nel calcio il Catania ha abbassato la guardia e allentato la tensione, permettendo il ritorno di orgoglio dei Lupi. Ma di fatto non c'è mai stata storia, il Catania ha fatto la partita, come tra l'altro l'aveva fatta il Bari, ma stavolta svanito l'effetto sorpresa è avvenuto quello che Camplone aveva auspicato alla vigilia: i rossoblu hanno pressato l'Avellino senza lasciare spazi in contropiede, risultando più cinici e concreti dei Galletti sette giorni fa.
A destare le maggiori preoccupazioni è stata proprio la difesa, infilata con troppa facilità non solo in occasione dei gol, ma anche delle altre palle gol costruite dal Catania. Con troppa facilità i siciliani hanno trovato lo spazio per calciare a rete, con troppa facilità non hanno trovato opposizione o hanno trovato la parabola perfetta. Qualcosa da registrare nella retroguardia è inevitabile. Ma anche l'attacco ha confermato le sue lacune. E' vero che si sono segnate tre reti, ma due portano la firma di Di Paolantonio, un centrocampista (una delle poche note liete della giornata), di cui una su rigore, e solo l'altra di Albadoro, che è apparso sicuramente più in palla di Alfageme, meno lucido e spesso in fuorigioco. Che mancasse un bomber d'area si sapeva, ora la ricerca diventa piuttosto urgente. Come quella di ulteriori ritocchi nel reparto arretrato. Che avrà bisogno non solo di uomini ma anche di lavoro, perché le marcature troppo larghe viste quest'oggi non dovranno ripetersi se l'Avellino vorrà condurre un campionato quantomeno dignitoso e tranquillo.
Per fortuna la stagione è appena iniziata e c'è tutto il tempo per lavorare sugli errori, tra sette giorni contro la Vibonese altro banco di prova per verificare se l'Avellino di Ignoffo avrà apportato i primi correttivi e avrà fatto qualche progresso sul piano dell'attenzione e della tenuta di gioco.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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