Il calcio italiano è sospeso in un limbo senza certezze. In balia, come tutto il mondo, di un virus che ci ha costretti a rintanarci in casa, lontano dagli affetti, dalle abitudini. A rinviare i programmi, a vivere con la paura addosso, non si sa per quanto tempo ancora. 

Ci si è interrogati se sia giusto, con oltre 10mila morti già accertati, parlare di calcio, di terminare la stagione, di portare a conclusione i campionati per dare un senso agli sforzi economici delle proprietà, per evitare un terremoto finanziario che genererebbe il tracollo di numerosi club soprattutto appartenenti alla Serie C e ai dilettanti. 

Ipotesi, idee, proposte si sono sprecate. Si va dalla fine anticipata della stagione, alla disputa di sole gare di playoff e playout per lo Scudetto, le promozioni e le retrocessioni, fino a giocare tutte le gare in calendario, ma a porte chiuse. C'è pure chi prova a tirare l'acqua al proprio mulino.

C'è Lotito che spinge per tornare a giocare, considerato che la Lazio non è mai stata così in alto in classifica dal 2000 ad oggi; c'è De Laurentiis che spinge per il Bari in Serie B, Preziosi per lo stop ai campionati visto che il Genoa rischia la retrocessione e qualche allenatore o dirigente che presenta piani d'azione per vedere le loro squadre preferite alle avversarie. 

Ancora qualche giorno d'attesa e per il 3 aprile potremo saperne di più. Quel giorno è in programma l'assemblea dei club di Lega Pro in call-conference e si potrebbe giungere a una mezza conclusione: giocare o fermarsi definitivamente. Se dovesse passare la linea di tornare in campo e portare a termine questa stagione disgraziata, allora bisognerà capire pure quando sarà possibile farlo e con quali condizioni.

Inizialmente si sperava per metà aprile, poi per inizio maggio (il Ministro Spadafora lo ha categoricamente smentito), quindi per metà maggio o addirittura per i primi di giugno, sforando oltre il 30 giugno per completare l'anno entro metà luglio, evitando di compromettere anche il regolare svolgimento della prossima stagione. Se prevarrà il "no al ritorno in campo", allora si dovrà, per forza di cose, trovare un accordo tra società, calciatori, Aic e Governo per spalmare o tagliare gli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno. Sicuro non ci si allenerà ad aprile, lo ha detto il Ministro. 

L'Avellino aspetta di sapere cosa ne sarà del suo futuro. I calciatori e lo staff tecnico di Ezio Capuano sono barricati in casa, gli atleti seguono fedelmente il programma stilato dall'allenatore di Pescopagano, mostrando particolare attenzione alla dieta, evitando di presentarsi all'ipotetico ritorno in campo in condizioni precarie. 

Tornare in campo implica un ritorno agli allenamenti almeno 15 giorni prima del restart, altrimenti sarà una mattanza di infortunati. In ogni caso, ciò che conta più di tutto il resto è la salute di chi sarà chiamato a restituire una parvenza di normalità all'Italia intera. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 marzo 2020 alle 13:00
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
vedi letture
Print