Terminiamo il pagellone dei lupi con gli attaccanti e gli allenatori. 

De Vena il migliore del suo reparto: 23 gol segnati e riconferma in tasca. Sforzini e Ciotola alternative di lusso, Alfageme frenato dagli acciacchi ha tradito le attese dei tifosi. 

Gli allenatori? Bucaro ha vinto la sfida interna con Graziani, ma l'organico rivisto e migliorato tra dicembre gennaio ha fatto sicuramente la differenza. 

 

ATTACCANTI

De Vena 8 – Ha chiuso la stagione con 23 reti all’attivo, segnando in quasi tutte le competizioni (esclusa la Coppa Italia). Cecchino praticamente infallibile, tranne che per un breve periodo flessione a metà del girone di ritorno. Ha punito il Lanusei allo spareggio, il Bari e pure il Picerno nella Poule Scudetto. Merita la riconferma.

Sforzini 6.5 – Ha messo a tacere gli scettici ed eliminato qualche mugugno di troppo mettendo a segno 11 reti, molte di queste davvero pesanti. Il “tagliagole” ha dovuto sgomitare per ricevere una maglia da titolare, ricambiando la fiducia dei due tecnici.

Ciotola 6.5 – Stagione da dottor Jekyll e Mister Hyde. Impalpabile nel girone di andata, uomo in più dell’Avellino nella seconda parte del campionato. Delle sette reti segnate, da ricordare quella sul campo della Vis Artena: probabilmente la rimonta dell’Avellino si sarebbe interrotta quel giorno senza il gol del 2-1 siglato dall’esterno offensivo.

Alfageme 6 – Frenato prima dai noti problemi di tesseramento e poi dall’acciacco al ginocchio che ha rischiato di fargli chiudere anticipatamente la stagione. Due sole marcature e un vistoso calo di forma nel finale di stagione. Dovrà farsi perdonare.

Mentana e Tompte 5.5 – Il primo ha a disposizione un gran fisico, ma deve crescere sul piano della personalità. Il secondo ha dalla sua parte corsa e velocità, ma spesso e volentieri ha peccato di lucidità sotto porta. Per entrambi un gol segnato e una andamento sotto la sufficienza

Pepe, Ventre sv

 

ALLENATORI

Graziani 5.5 – Carattere rude, personalità spiccata, ma sul piano delle prestazioni il suo Avellino ha faticato ad emergere. Ha lasciato l’Irpinia il 4 dicembre, dopo il pesante tracollo interno con il Trastevere. C’è da dire che ha portato avanti la squadra con elementi qualitativamente inferiori rispetto a quelli ottenuti e utilizzati dal suo successore. Ma questo non può essere un alibi. Ha fallito una grande occasione, in una piazza importante, che ogni tanto ha punzecchiato con dichiarazioni al vetriolo. Famosa quella sulla “storia da togliere dalle spalle”.

Bucaro 7 – La società ha puntato su di lui, perché già conosceva l’ambiente avendo giocato e allenato l’Avellino. Ha ricevuto in regalo calciatori di categoria superiore, che hanno accresciuto il livello tecnico e qualitativo della squadra. E’ stato bravo a mettere da parte le sue convinzioni e il 4-3-3, utilizzato di rado dopo aver abbracciato l’idea del più semplice e pragmatico 4-4-2. E’ stata la svolta della stagione: 14 vittorie di fila, promozione in Serie C e vittoria dello scudetto di categoria. Mica poco.

Sezione: Le pagelle / Data: Lun 03 giugno 2019 alle 10:30
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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