Un lunch match diventato battaglia: sette gol, due rimonte e un Avellino dal cuore infinito. Mezzogiorno e mezza, sole pieno sul Partenio-Lombardi. Era un lunch match qualunque, si è trasformato in un racconto epico. Avellino–Reggiana 4–3 è stata una di quelle partite che ricordano perché si ama il calcio: errori, reazioni, emozioni pure. La squadra di Raffaele Biancolino ha vinto soffrendo, reagendo e infine imponendosi su un’avversaria tosta, capace di rimettere in discussione tutto due volte. Un successo pesante, non solo per la classifica, ma per la maturità mostrata. Il pubblico ha lasciato gli spalti con il cuore gonfio: questo Avellino non è perfetto, ma è vivo.
Fase di possesso – Ordine, coraggio e idee chiare
Il 4-3-1-2 biancoverde ha ormai una fisionomia precisa. L’Avellino ha tenuto il 52% di possesso palla, con un 81% di precisione nei passaggi, mostrando equilibrio tra costruzione e verticalità. Dal basso, Šimić ed Enrici hanno guidato l’uscita palla, mentre Missori e Milani davano ampiezza sulle corsie. Nel cuore del campo, Palmiero dettava il ritmo, Palumbo alzava la qualità con inserimenti e passaggi chiave, e Insigne legava i reparti da vero regista offensivo.
Il primo tempo è stato quasi da manuale:
1.21 expected goals (xG),
7 tiri dentro l’area,
3 corner pericolosi,
e un Avellino capace di creare occasioni pulite senza mai forzare.
Il 2–1 (Biasci al 50’) sintetizza tutto: possesso corto, triangolazione centrale, inserimento di Biasci e conclusione precisa. Un gol “alla Biancolino”, fatto di convinzione e timing.
Fase di non possesso – Luci e ombre di un blocco lungo
Se la fase offensiva convince, quella difensiva mostra ancora crepe. La Reggiana di Dionigi, con un 3-4-1-2 aggressivo, ha sfruttato bene gli spazi tra le linee. L’Avellino ha concesso troppo campo: PPDA 12.0, una pressione troppo timida rispetto all’8.8 degli emiliani. La distanza media tra i reparti è stata 44 metri, un’enormità per una squadra che vuole aggredire.
Così, dopo l’autogol di Šimić (21’), la Reggiana ha trovato coraggio e ha colpito in transizione con Novakovich, vero incubo del pomeriggio.
Il duello fisico racconta il resto: 42% di duelli vinti contro il 55% dei granata.
Una statistica che fotografa la fatica degli irpini nei corpo a corpo e nelle seconde palle.
Transizioni – La forza di reagire
La differenza, però, l’ha fatta la capacità di rialzarsi. Ogni volta che la partita sembrava sfuggire di mano, l’Avellino ha reagito con intensità.
I numeri dicono:
60 palloni recuperati nella propria metà campo,
24 recuperi offensivi,
e una media di 0.22 recuperi/minuto, pari a quella della Reggiana.
Ma ciò che conta è la qualità del recupero.
Il gol del 4–3 nasce da un calcio d’angolo di Besaggio: Palumbo attacca lo spazio e, di testa, trova la deviazione che decide la partita.
È la fotografia perfetta di un gruppo che, anche nel disordine, sa ritrovarsi.
Momenti chiave
21’ – 0–1 Šimić (aut.) – Cross dalla sinistra, Šimić prova a intervenire ma devia nella propria porta: Reggiana avanti.
32’ – 1–1 Insigne (rig.) – Rigore perfetto, angolato e potente: Insigne si prende la responsabilità e rimette subito in parità l’Avellino.
50’ – 2–1 Biasci – Azione manovrata in verticale, movimento profondo di Biasci che taglia alle spalle dei centrali e firma il sorpasso.
55’ e 62’ – 2–2 e 2–3 Novakovich – Prima pareggia sfruttando una palla vagante in area, poi completa la rimonta dribblando tutti come birilli: in otto minuti la Reggiana passa da sotto a sopra nel punteggio.
64’ – 3–3 Šimić – Sullo sviluppo di una palla inattiva, Šimić riscatta l’autogol: stacco poderoso e colpo di testa che riapre tutto.
70’ – 4–3 Palumbo – Corner di Besaggio, Palumbo legge il tempo alla perfezione, si libera dalla marcatura e di testa fa esplodere il Partenio nel lunch match delle 12:30.
Punti di forza
Personalità: mai arrendevole, anche nei momenti di massima pressione.
Giovani protagonisti: Missori, Enrici, Milani, Crespi, Kumi – futuro e presente insieme.
Varietà offensiva: 4 gol da 4 marcatori diversi.
Reazione emotiva: tre volte colpita, tre volte capace di rispondere.
Criticità
Compattezza difensiva: linea troppo lunga, mediocampo in ritardo sulle chiusure.
Duelli: solo 42% vinti, cifra da invertire per consolidarsi.
Pressione: PPDA troppo alto per una squadra che vuole essere aggressiva.
Gestione del vantaggio: avanti 2–1, ha rischiato il tracollo.
Conclusione – Un Avellino da pranzo… ma da digestione lenta
Alle 12:30, con il sole alto e il profumo di pranzo nell’aria, il Partenio ha servito un menù completo: gol, errori, orgoglio e riscatto.
L’Avellino batte la Reggiana 4–3 e dimostra che la crescita passa anche dalle partite imperfette. Non è ancora una squadra da manuale, ma è una squadra da battaglia. E nel calcio, a volte, è proprio questo a fare la differenza
Dal campo ai numeri
Statistica Avellino Reggiana
Gol 4 3
Expected Goals (xG) 1.95 2.50
Tiri totali / in porta 12 / 5 13 / 5
Tiri da dentro l’area 7 (57%) 9 (44%)
Possesso palla 52% 48%
Passaggi riusciti 290 / 357 (81%) 266 / 325 (82%)
Cross riusciti 2 / 8 (25%) 10 / 19 (53%)
Falli commessi / subiti 14 / 16 19 / 12
Duelli vinti 88 / 209 (42%) 114 / 209 (55%)
Palle recuperate 114 120
PPDA (intensità pressing) 12.0 8.8
xG individuale top Insigne 0.95 Novakovich 1.76
Precisione passaggi (top) Palumbo 86% Marras 80%
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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