Avellino, serve un bagno di umiltà. Che il campionato di ritorno fosse tutta un’altra storia lo sapevamo già, ma l’Avellino visto in campo contro il Novara, senza andare troppo di fretta, ci è sembrata la ‘brutta copia’ di quella vista nel girone di andata. A partire dalla ‘dea bendata’ che sembrava averci dato una mano con il gol di Galabinov, dopo una mezz’ora non eccezionale, ma che ci ha girato la faccia nella ripresa prima con gli infortuni, poi con i gol subiti (il primo è quasi una fotocopia del nostro) chiudendo con l’espulsione di Decarli (e salgono a due i giocatori appena arrivati indisponibili, almeno per la prossima gara). Il nervosismo, poi, della fase finale della gara, la non eccellente prestazione di Zappacosta (la frase di Rastelli in diretta la dice tutta), D’Angelo quasi mai visto e un Castaldo non certo tra le migliori prestazioni viste quest’anno, ha fatto tutto il resto. Eppure, quella difesa, ben coperta dal centrocampo, nel primo tempo aveva fatto ben sperare, a parte qualche indecisione del ‘gioiellino biancoverde’, che probabilmente sogna già un futuro senza colori, il Novara non si è mai reso pericoloso. Poi, forse nel momento peggiore della gara, è arrivato, su errore dell’estremo difensore di casa, il gol di Galabinov (possiamo criticarlo quanto 

vogliamo ma è a quota

 9 gol ed è il capocannoniere della squadra) ha riacceso le speranze dei 400 tifosi biancoverdi. Nella ripresa, il ‘coraggio’ dell’ex Calori, che ha messo in campo dei ‘bei giovanotti’, ha ‘capovolto’ la situazione. Prima un ‘errore’ di Terraciano, oggi non al massimo delle sue possibilità, poi il primo gol in azione di Sansovini hanno capovolto la gara. Imbarazzante il nervosismo nel finale con l’espulsione di Decarli (l’entrata è veramente irruenta) e l’ammonizione di Castaldo hanno reso ‘irriconoscibile’ un Avellino che nel girone di andata, proprio nella calma, della gestione psicologica ne aveva fatto la propria forza.

Torniamo con i piedi per terra, conquistiamo i punti sul campo senza distrazioni e, quando saremo a sei giornate dalla fine, allora decideremo cosa fare da ‘grandi’.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 25 gennaio 2014 alle 18:15
Autore: Salvatore Marzullo
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