In salita. E’ così che parte il campionato 2023/24 dell’Avellino, così come si era chiuso quello scorso. In salita. Nessuno forse si sarebbe aspettato un capitombolo così inatteso alla vigilia, contro un avversario sicuramente scorbutico e ostico, ma ampiamente alla portata. L’estate aveva portato una ventata di novità e ottimismo, campagna acquisti da lustrarsi gli occhi, un Perinetti scatenato, un D’Agostino deciso a riscattare le ultime stagioni, e l’entusiasmo crescente tra i tifosi, così come l’ottimismo di un campionato che può essere diverso. E che può ancora esserlo, attenzione, ma quanta amarezza fa partire con il piede sbagliato, per giunta all’esordio e di fronte a un Partenio sold-out (per quella che è la capienza odierna) di fronte a 7 mila tifosi che non vedevano l’ora di rivedere il campo il Lupo, quel Lupo che si ama a prescindere come recitava lo striscione esposto prima dell’avvio: “E’ il colore che ci scorre nelle vene, è il colore della terra che ci appartiene!”.
Certo non è facile amalgamare e far girare subito alla perfezione una squadra reduce da venti cessioni e 15 acquisti, e l’Avellino ha anche giocato, ha tenuto il pallino del gioco, ha costruito le occasioni migliori. Il problema è che non ha fatto gol, neanche davanti la porta. Come con Marconi, che nel primo tempo da ottima posizione da solo ha sparato alle stelle. O come Patierno, che nel secondo tempo due volte si è liberato bene ma ha calciato fuori. Per non parlare del palo colpito da Gori quando il pareggio sembrava ormai fatto. Anche tanta sfortuna è vero, come in occasione dei due gol del Latina: il primo con una spizzata di testa da rimessa laterale deviata in porta da Fella che ha sovrastato Cionek e sorpreso Ghidotti fuori dai pali. O il raddoppio in contropiede, con la palla deviata ancora una volta a superare il portiere.
Sfortuna sì, ma anche tanti errori. Perché gli errori ci sono stati, sia in attacco, come appena detto, sia in difesa, perché su entrambi i gol si poteva fare sicuramente meglio. Specialmente nel finale, quando l’Avellino aveva appena subito un contropiede al 90’ con la squadra tutta sbilanciata in avanti, salvato solo da Ghidotti. Eppure ha ripetuto l’errore un minuto dopo, stesso contropiede, stavolta tramutato in rete. Rastelli ha rischiato il tutto per tutto nel finale mandando in campo contemporaneamente Patierno, Gori, Sgarbi con D’Amico a supporto, producendo sicuramente il massimo sforzo ma sbilanciando anche pericolosamente la squadra.
Equilibrio che invece il Latina ha mantenuto, tranquillamente e umilmente, per tutta la partita, arroccato in difesa, senza rischiare mai oltre il necessario, distanze giuste tra i reparti, soffrendo come preventivato, e cogliendo le occasioni che gli si sono presentate. Ringrazierà sicuramente l’imprecisione dell’Avellino sia in attacco che in difesa Di Donato, ma intanto porta a casa tre punti d’oro.
L’Avellino si lecca le ferite, consapevole di dover continuare a lavorare, soprattutto sugli equilibri tra i reparti, sull’amalgama tra il gruppo, che sicuramente si formerà soltanto col tempo, e sulle capacità realizzative in area di rigore. Ma permane la consapevolezza che questa squadra sia forte, ma ha solo inevitabilmente bisogno di tempo: basta scorrere i nomi in campo nel primo tempo, e quello dei subentrati: Gori, D’Amico, Armellino… Resta ancora l’idea che l’organico possa ambire ai primi posti.
Intanto la Curva un’altra prova di maturità l’ha data anche oggi, non solo cantando, supportando, riempiendo e colorando lo stadio fin dall’avvio (da brividi la coreografia) ma anche applaudendo, nonostante tutto, la squadra a fine partita. Perché, dopotutto, le qualità ci sono. E il campionato è appena iniziato.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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