Il portale Calciobox.it ha realizzato una lunga intervista con il ds dell'Avellino Mario Aiello che ha spiegato le caratteristiche del suo lavoro e la stagione in biancoverde. “Il ruolo del direttore sportivo è chiaramente un ruolo dirigenziale - ha detto -. È la figura più vicina al presidente e quella che si interfaccia direttamente con l’allenatore. Ha diversi compiti, ma quello per cui spesso emerge di più, anche mediaticamente, è il calciomercato. Il direttore sportivo sceglie i giocatori, conduce le trattative e si occupa sia del mercato in entrata che di quello in uscita, naturalmente sempre con l’approvazione della società.
Oltre a questo, però, ci sono anche tante attività quotidiane: seguo gli allenamenti, cerco di intervenire insieme all’allenatore e allo staff per migliorare l’ambiente e la gestione del gruppo. Nei periodi in cui il mercato è chiuso, mi occupo soprattutto di organizzazione e di scouting”.
Quindi lo scouting è una parte importante del suo lavoro. Come lo gestisce personalmente?
“Sì, assolutamente. Ho sempre pensato che un direttore sportivo debba avere una predisposizione particolare per lo scouting. Mi piace andare personalmente a vedere le partite, non mi limito a ricevere le segnalazioni degli osservatori.
Il mio staff mi segnala alcuni giocatori, ma poi io li vado a vedere dal vivo, perché credo che i calciatori vadano osservati anche senza palla, per capire atteggiamento e movimento. Solo così puoi valutare davvero chi può fare al caso tuo”.
E per quanto riguarda il suo percorso, com’è stato il passaggio dalla Primavera alla prima squadra dell’Avellino?
“È stato un passaggio naturale, anche perché ho già alternato esperienze tra settore giovanile e prime squadre. Faccio questo lavoro da circa quindici anni. Ho iniziato con i più piccoli, come direttore di una scuola calcio, l’InterNapoli. Poi ho avuto la possibilità di andare subito in una prima squadra di Serie C, l’Ischia, come direttore sportivo.
Successivamente sono stato alla Paganese per tre anni come responsabile del settore giovanile, poi direttore sportivo della Cavese, e infine sono arrivato ad Avellino. Qui il primo anno ho fatto scouting, il secondo ho diretto la Primavera e dal terzo sono diventato direttore della prima squadra”.
Come interpreta oggi questo ruolo con la prima squadra?
“Per me non cambia molto, perché ho sempre affrontato ogni incarico con la stessa mentalità. Che sia settore giovanile o prima squadra, gestisco tutto come se fosse il Real Madrid: con serietà, passione e ambizione.
Cerco sempre di superarmi, di convincere giocatori anche di categorie superiori a sposare la causa della squadra che rappresento. L’unica vera differenza, quando gestisci una prima squadra, è la visibilità: c’è più pressione mediatica e una tifoseria molto coinvolta. Ma ad Avellino questo è anche un grande stimolo: percepisci entusiasmo e voglia di vincere ogni giorno”.
Parliamo del rapporto con mister Biancolino: come si è sviluppato e com’è oggi?
“Il nostro è un rapporto di stima e fiducia reciproca. È nato con la Primavera, quando lui era già un simbolo ad Avellino. Io mi fido di quello che lui fa in campo, lui si fida delle mie scelte fuori. Se qualcosa non va, ce lo diciamo in faccia, anche discutendo, ma sempre con lealtà. Insieme abbiamo costruito qualcosa di importante e speriamo di continuare così anche in Serie B”.
Sul fronte mercato, qual è stato il colpo più importante finora?
“Da un punto di vista mediatico, sicuramente Gennaro Tutino, un giocatore di grande esperienza tra Serie A e B. Ma io sono molto legato anche ai giovani: portare ad Avellino ragazzi di Juventus, Lazio, Sassuolo e Inter è stata una grande soddisfazione. Penso a Crespi, Milani, Kumi, Fontanarosa… operazioni non semplici, ma che ci hanno permesso di patrimonializzare la squadra e creare prospettive future anche perchè con alcuni di loro possiamo esercitare il diritto di riscatto”.
Le aspettative per questa stagione?
“Il nostro obiettivo è chiaro: consolidarci nella categoria. Siamo una neopromossa e dobbiamo crescere a 360 gradi - come squadra, società e strutture – per costruire basi solide che ci permettano un domani di competere per traguardi più importanti”.
Il prossimo impegno sarà il derby con la Juve Stabia: come lo vivete?
“È una partita come le altre. Abbiamo rispetto per la Juve Stabia, che lavora bene da anni, ma nessun timore. Giocheremo con la solita mentalità, grinta e determinazione, mettendoci il cuore per ottenere il massimo risultato possibile”.
E per concludere: dove si vede tra tre anni, e dove vede l’Avellino?
”Mi auguro che l’Avellino sia ancora la mia compagna di viaggio. Come tutti i tifosi, ho un sogno nel cassetto: portare questa squadra in Serie A”.
Autore: redazione TuttoAvellino / Twitter: @tuttoavellinoit
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