Rischia di diventare un finale di stagione amaro quello dell'Avellino: fuori dalla corsa al primo posto, fuori forse anche da quella al secondo posto, deve addirittura guardarsi dietro per non scivolare più indietro nella griglia playoff, che vorrebbe dire partire molto prima e affrontare molte più partite prima di arrivare alla fase nazionale finale. Verrebbe quasi da dire che l'avvento di Gautieri non ha portato alcun giovamento, anzi, ma sarebbe riduttivo: così come i meriti delle vittorie vanno sempre divisi tra squadra e allenatore, così le sconfitte vanno analizzate a 360 gradi. E l'Avellino dell'ultimo periodo appare svuotato mentalmente, incapace di reagire e di avere un atteggiamento propositivo, vincente in campo.
E' proprio questa la differenza saltata all'occhio nella sfida contro il Catania: non la differenza tecnica, anzi l'Avellino forse è superiore, non di gioco, il Catania non ha fatto molto per vincere, ma la differenza di atteggiamento. Ha avuto ragione Baldini alla vigilia a dire che ci sarebbe stata la reazione della propria squadra dopo i 5 gol subiti in 45 minuti a Foggia, evidentemente conosce i propri calciatori e li ha visti allenarsi in settimana. Il Catania ha semplicemente avuto più fame dell'Avellino, più determinato, forse più unito quando rimasto in dieci ha serrato i ranghi e non ha offerto spunti all'Avellino. E pensare che gli etnei vengono da una situazione societaria difficile, hanno rischiato di sparire più di una volta nel corso del campionato, avanzano stipendi arretrati e hanno trovato un nuovo presidente solo da poco. Ma non hanno mai fatto mancare impegno, spirito e orgoglio in campo. L'Avellino prenda esempio!
Avellino dal canto suo ancora svagato in difesa il gol è una disattenzione a tre: i due centrali che marcavano Sipos e Forte che si è tuffato in ritardo col calciatore già pronto a calciare, inconcludente in attacco, incapace di reagire seppur sotto di un gol e in superiorità numerica per mezz'ora del secondo tempo. Una squadra svuotata, alla terza partita di fila in casa senza vittorie. Un solo punto raccolto nelle ultime tre tra le mura amiche, lo sfortunato pareggio giunto al 91' contro il Messina.
E' proprio questa la differenza saltata all'occhio nella sfida contro il Catania: non la differenza tecnica, anzi l'Avellino forse è superiore, non di gioco, il Catania non ha fatto molto per vincere, ma la differenza di atteggiamento. Ha avuto ragione Baldini alla vigilia a dire che ci sarebbe stata la reazione della propria squadra dopo i 5 gol subiti in 45 minuti a Foggia, evidentemente conosce i propri calciatori e li ha visti allenarsi in settimana. Il Catania ha semplicemente avuto più fame dell'Avellino, più determinato, forse più unito quando rimasto in dieci ha serrato i ranghi e non ha offerto spunti all'Avellino. E pensare che gli etnei vengono da una situazione societaria difficile, hanno rischiato di sparire più di una volta nel corso del campionato, avanzano stipendi arretrati e hanno trovato un nuovo presidente solo da poco. Ma non hanno mai fatto mancare impegno, spirito e orgoglio in campo. L'Avellino prenda esempio!
Avellino dal canto suo ancora svagato in difesa il gol è una disattenzione a tre: i due centrali che marcavano Sipos e Forte che si è tuffato in ritardo col calciatore già pronto a calciare, inconcludente in attacco, incapace di reagire seppur sotto di un gol e in superiorità numerica per mezz'ora del secondo tempo. Una squadra svuotata, alla terza partita di fila in casa senza vittorie. Un solo punto raccolto nelle ultime tre tra le mura amiche, lo sfortunato pareggio giunto al 91' contro il Messina.
Ma oltre ai limiti di atteggiamento, ci sono anche quelli di concretezza: una squadra praticamente incapace di rendersi pericolosa, un gruppo che vuole puntare alla promozione in B incapace in tre partite in casa di portare più di un paio di pericoli alla squadra avversaria. Un grosso limite, anche perché senza Maniero non c'è stata l'impressione di vedere qualcuno in grado di poter risolvere la partita. Non ci si può affidare sempre all'estro di Kragl o alla giocata fortunata di un difensore: l'Avellino ha mandato in rete quest'anno 20 giocatori diversi, da un lato può essere un pregio, dall'altro è anche sintomo della mancanza di un punto di riferimento in avanti. Le defezioni ci sono e sono importanti, per carità: dover fare a meno di Maniero, Di Gaudio, Matera, di un Murano quasi sempre infortunato non è facile, ma tolto il capocannoniere della squadra che ne avrà ancora per molto a quanto pare restano i problemi realizzativi del girone di andata.
Sarà arduo compito del ds De Vito ricostruire questa rosa in estate, ma intanto l'Avellino non può permettersi, specialmente dopo gli investimenti fatti, di gettare via un altro campionato. Ci sono ancora dei playoff da giocare, e bisogna arrivarci nella miglior posizione e condizione possibile. Ma è proprio quest'ultima a preoccupare: l'Avellino visto nell'ultimo mese non può avere grosse chance in un torneo lungo e complicato come i playoff, e non può sperare sempre in un colpo di fortuna. Va ritrovata compattezza, unità di intenti, vanno sicuramente recuperati gli infortunati, ma va ritrovata soprattutto la mentalità. E' sulla testa che Gautieri dovrà lavorare in queste settimane per cambiare registro alla squadra. Le altre, in questo momento, corrono di più e meglio.
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