La crescita è graduale, lenta, ma decisamente percettibile. Nel 2-0 dell'Avellino al Monterosi non c'è solo la rapida e fondamentale risposta al brusco e meritato k.o. di Catanzaro. C'è anche e soprattutto il consolidamento di una nuova, piacevolissima abitudine.
L'Avellino di Braglia vince finalmente con continuità in casa e, pur senza ostentare un calcio paradisiaco che per la verità in Italia si fatica a rintracciare pure con il luminol ai piani superiori, non fa più prigionieri. La squadra che ha goffamente sperperato punti e occasioni, specie nella prima parte del girone d'andata, ha guadagnato cinismo.
PICCOLI, GRANDI PASSI
Quel gap che separa dal Bari, che inciampa ancora, è nato da quei pareggi in serie che ora si sono trasformati in vittorie. Il -7 di distacco, ancora corposo ma fonicamente molto meno scomodo, comincia a stuzzicare gli stimoli di qualcuno Catanzaro, lo stesso Avellino e a mettere le prime pressioni ai pugliesi. Divieto assoluto di indossare le ali di Icaro, eppure, senza fare le piroette con la fantasia c'è la rinnovata sensazione che i giochi in vetta non siano proprio chiusi con i lucchetti di Alcatraz.
DA MIGLIORARE
Nel 2-0 al Monterosi c'è la tranquillità degli irriducibili e infreddoliti tifosi del Partenio. Che non hanno mai avuto percezione di subire gol e, di contro, mai hanno temuto raramente è successo quest'anno di non farne uno. Ne sono arrivati due, nonostante, al netto delle pesanti assenze Maniero non si regala mai, Murano va recuperato senza forzare, la squadra continui a essere poco presente in area di rigore. Plescia non difetta certo di impegno, ma deve dare un segnale a se stesso prima che agli altri. Qualche buon movimento, poche occasioni, pochissimi palloni difesi. Ha la necessità di ritagliarsi uno spazio, un ruolo troppo poco coinvolto per fare la seconda punta, troppo 'leggero' per fare il Maniero, regalarsi e regalare un finale roboante degno dell'investimento non da poco che la famiglia d'Agostino ha prodotto in estate.
Idem per Totò Di Gaudio. Discuterne la classe è blasfemia, sostenere che la condizione sia più che rivedibile è un dato di fatto. Serviranno come il pane i suoi strappi in un finale - speriamo incandescente - di stagione.
DA APPLAUSI
Da migliorare ci sarebbero anche alcune gestioni di Rizzo: un atleta vero che a volte spacca il Mondo, altre si ferma a guardarlo, senza dare sfogo. Nessuna via di mezzo. Se la trova, arrivano lontani lui e l'Avellino. Che, intanto, si riprende, finalmente, i vecchi Carriero e Aloi. Quelli dell'anno scorso. Il gol di oggi è un premio per il 20, una vetrina. Ma è da inizio 2022 che la cerniera di centrocampo sta offrendo di nuovo prestazioni di spessore, alla Kanoutè, giusto per citare chi, ma ormai non fa più notizia, intasa con regolarità da inizio stagione le pagelle dei 'promossi'.
In coda una raccomandazione/speranza per la trasferta a Francavilla. Si gioca contro una squadra costruita bene, che in casa vola e viaggia alla media di 3 gol a partita nelle ultime 4 gare interne. C'è finito sotto pure il lanciatissimo Catanzaro. Per fare una partita da Avellino servono tenacia e mentalità. Bisogna giocarsela a viso aperto anche negli scontri diretti, senza timori partoriti già nello spogliatoio abusando del concetto di gara 'accorta'. Solo con l'animo giusto e osando di più si possono vincere campionati o comunque firmare rimonte neanche tanto impossibili.
L'Avellino di Braglia vince finalmente con continuità in casa e, pur senza ostentare un calcio paradisiaco che per la verità in Italia si fatica a rintracciare pure con il luminol ai piani superiori, non fa più prigionieri. La squadra che ha goffamente sperperato punti e occasioni, specie nella prima parte del girone d'andata, ha guadagnato cinismo.
PICCOLI, GRANDI PASSI
Quel gap che separa dal Bari, che inciampa ancora, è nato da quei pareggi in serie che ora si sono trasformati in vittorie. Il -7 di distacco, ancora corposo ma fonicamente molto meno scomodo, comincia a stuzzicare gli stimoli di qualcuno Catanzaro, lo stesso Avellino e a mettere le prime pressioni ai pugliesi. Divieto assoluto di indossare le ali di Icaro, eppure, senza fare le piroette con la fantasia c'è la rinnovata sensazione che i giochi in vetta non siano proprio chiusi con i lucchetti di Alcatraz.
DA MIGLIORARE
Nel 2-0 al Monterosi c'è la tranquillità degli irriducibili e infreddoliti tifosi del Partenio. Che non hanno mai avuto percezione di subire gol e, di contro, mai hanno temuto raramente è successo quest'anno di non farne uno. Ne sono arrivati due, nonostante, al netto delle pesanti assenze Maniero non si regala mai, Murano va recuperato senza forzare, la squadra continui a essere poco presente in area di rigore. Plescia non difetta certo di impegno, ma deve dare un segnale a se stesso prima che agli altri. Qualche buon movimento, poche occasioni, pochissimi palloni difesi. Ha la necessità di ritagliarsi uno spazio, un ruolo troppo poco coinvolto per fare la seconda punta, troppo 'leggero' per fare il Maniero, regalarsi e regalare un finale roboante degno dell'investimento non da poco che la famiglia d'Agostino ha prodotto in estate.
Idem per Totò Di Gaudio. Discuterne la classe è blasfemia, sostenere che la condizione sia più che rivedibile è un dato di fatto. Serviranno come il pane i suoi strappi in un finale - speriamo incandescente - di stagione.
DA APPLAUSI
Da migliorare ci sarebbero anche alcune gestioni di Rizzo: un atleta vero che a volte spacca il Mondo, altre si ferma a guardarlo, senza dare sfogo. Nessuna via di mezzo. Se la trova, arrivano lontani lui e l'Avellino. Che, intanto, si riprende, finalmente, i vecchi Carriero e Aloi. Quelli dell'anno scorso. Il gol di oggi è un premio per il 20, una vetrina. Ma è da inizio 2022 che la cerniera di centrocampo sta offrendo di nuovo prestazioni di spessore, alla Kanoutè, giusto per citare chi, ma ormai non fa più notizia, intasa con regolarità da inizio stagione le pagelle dei 'promossi'.
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