Ingiustizia è fatta. La decisione del CASMS di chiudere lo stadio Partenio-Lombardi per un turno e lasciare tutti i tifosi a casa in occasione di Avellino-Giugliano lascia l'amaro in bocca, e in tutti la sensazione di aver subito una pena che doveva essere esemplare a livello mediatico, ma eccessiva per le proporzioni dei fatti. Soprattutto se saranno confermate le indiscrezioni (nel momento in cui scriviamo ancora non ci sono comunicazioni ufficiali su sponda foggiana) che vogliono la squalifica per due giornate della sola Curva Nord del Foggia. Due pesi e due misure che non collidono con la realtà dei fatti. Siamo ancora in attesa anche del comunicato ufficiale del CASMS, ma la ricostruzione dei fatti è abbastanza chiara e supportata da diversi testimoni coinvolti negli incidenti: a inizio partita sugli spalti dello 'Zaccheria' erano presenti solamente 13 tifosi biancoverdi, giunti con mezzi propri (anche se le indicazioni consigliavano di arrivare con i pullman organizzati) immediatamente fatti oggetto di lanci di fumogeni, pietre e pezzi di mattonelle (fatti entrare chissà in quale modo all'interno dello stadio, prima falla del sistema di prefiltraggio degli addetti alla sicurezza). Il grosso dei tifosi irpini, come noto, si sono radunati a Candela, dove sono stati bloccati oltre il tempo previsto per le operazioni di controllo, arrivando allo stadio con mezz'ora di ritardo (e perdendosi entrambi i gol della partita) subendo anche un danno morale ed economico dall'acquisto dei biglietti (seconda falla del sistema di sicurezza), sebbene il sindacato di Polizia di Foggia parli di ritardo premeditato da parte dei tifosi irpini per evitare i controlli di sicurezza. La realtà parla di ritardo dovuto al tentativo di evitare un agguato che, girava voce, fosse in atto in città con i tifosi locali pronti ad 'accogliere' quelli irpini. E non si fa menzione dell'aggressione subita dagli stessi poliziotti dai tifosi di casa, altro fatto grave: un sindacato di polizia non dovrebbe garantire la sicurezza di tutti i presenti, indipendentemente dalla città di provenienza? Invece in un comunicato si parla di "imbecilli" provenienti da Avellino, senza menzionare i teppisti di casa che pure si sono resi autori come detto di atti di violenza (e i due arresti domiciliari ne sono testimonianza).

Fatto sta che, all'arrivo di tutti i tifosi, il lancio iniziale di oggetti contro i poveri 13 di cui sopra si è fatto più massiccio e consistente, con qualche tifoso dell'Avellino che, esasperato per i ritardi e i controlli, trovandosi anche fatto oggetto di suddetti lanci, è passato indubbiamente dalla parte del torto, rispondendo con il controlancio di bengala. Ne è scaturita una guerriglia amplificata dall'eco mediatica della diretta su Rai Sport, e la susseguente decisione del CASMS. Ma le domande aperte sono tante.

Innanzitutto, perché punire un'intera tifoseria, tra l'altro non recidiva ma sempre corretta e sportiva, per colpa di alcuni singoli che, evidentemente sbagliando, hanno risposto a una situazione di pericolo? Peraltro in inferiorità numerica e su un campo ospite, di sicuro non poteva essere quella irpina la frangia più pericolosa degli scontri. Ha preso parte agli scontri, non nascondiamo la testa sotto la sabbia, ma ci saremmo aspettati eguale misura nelle decisioni. Perché allora si parla di squalifica della sola Curva Nord dello Zaccheria? Perché punire una tifoseria, giunta in sole 300 unità e delle quali sono poche unità hanno risposto alle provocazioni, chiudendo tutto il Partenio? Non dovrebbe essere lo stadio scena delle violenze, quella maggiormente coinvolto dai fatti, il primo a essere soggetto ai provvedimenti disciplinari? Non fosse altro per la maggior presenza di tifosi che hanno preso parte agli scontri (e secondo alcuni testimoni ad averli iniziati, non per altro che a inizio partita i tifosi irpini come si diceva erano solo 13). Possiamo capire la volontà di dare un segnale forte, di condannare apertamente gli atti di violenza che vanno debellati dal mondo del calcio, e di dare pene esemplari commisurate evidentemente all'eco mediatica avuta dall'evento, ma a maggior ragione si dovrebbero utilizzare gli stessi provvedimenti. Ripetiamo, ancora non comunicati nel momento in cui scriviamo.

A lasciarci perplessi è anche la motivazione adottata dalla Procura di Avellino nel confermare la chiusura del Partenio parlando di "rischio di turbativa dell’ordine e la sicurezza pubblica, trattandosi, peraltro, di un derby tra due squadre che giocano in casa nel medesimo impianto sportivo". Per quale motivo due squadre che giocano nello stesso impianto dovrebbero portare una turbativa alla sicurezza pubblica? Quali atti di violenza ci sono mai stati tra le tifoserie di Avellino e Giugliano? L'Avellino ha giocato derby accesi contro Salernitana, Benevento, e lo stadio è sempre rimasto aperto. In più la prevendita contro il Giugliano era regolarmente partita, interrotta solo dalle anticipazioni del CASMS dopo i fatti di Foggia. Per cui ci sembra davvero debole il rischio di sicurezza per un derby che l'ultima volta si è giocato negli anni 50 in serie D.

Gli unici a perderci, come sempre in questi casi, sono i tifosi. Quelli dell'Avellino, che in grande maggioranza volevano solo trascorrere come di consueto una domenica allo stadio, magari con la famiglia, in tranquillità nel sostenere la propria squadra, tra l'altro in un momento cruciale di ripresa dei risultati. E quelli del Giugliano, penalizzati in una 'trasferta' che magari aspettavano da inizio campionato, un derby suggestivo e atteso da una matricola e che invece potrà essere guardato soltanto in televisione.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 11 novembre 2022 alle 17:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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